La desertificazione come esperienza. Il carcere come conoscenza altra di sé.
Prefazione di Alberto Asor Rosa
Postfazione di Rossana Rossanda

Alberto Magnaghi fu tra i fondatori di Potere operaio. Dopo lo scioglimento del gruppo, nel 1973, abbandonò la militanza politica attiva e si dedicò alla ricerca e all’insegnamento universitario divenendo direttore del Dipartimento di Scienze del Territorio della Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano. Il 21 dicembre 1979 si ritrovò inaspettatamente arrestato nel quadro dell’inchiesta giudiziaria cosiddetta «7 aprile» contro l’Autonomia operaia. Scontò così tre anni di carcerazione preventiva. E fu durante quella carcerazione che scrisse questo libro: Un’idea di libertà.
Un diario della sua esperienza quotidiana dello spazio-tempo coatto del carcere. Ma – come sottolinearono lo scrittore Antonio Porta e il critico Mario Spinella – questo testo è soprattutto un’opera di straordinaria levatura letteraria. E, proprio per questo, capace di trascendere il tempo e il contesto in cui è stata scritta. In ciò risiede la sua straordinaria attualità di critica della supposta funzione sociale di rieducazione e risocializzazione dell’istituzione carceraria. I racconti apparentemente «minimali» di Magnaghi (ad esempio, l’autocostruzione di un tavolino con lattine di birra vuote, di mensole con pacchetti di cartone della pasta o di un aliante con materiali vari di riuso) sono esemplificazioni delle strategie di resistenza che il prigioniero mette in atto contro l’annientamento psicofisico del biopotere carcerario, descritto con sintetica lucidità nelle sue funzioni di macchina che alterna ottusità brutale e violenta a raffinatezza del controllo scientifico sui corpi.
Con disegni dell’autore.

autor*

architetto urbanista, professore emerito dell’Università di Firenze, è Presidente della Società dei Territorialisti/e Onlus e autore di progetti, piani e ricerche sullo sviluppo locale autosostenibile. Fra le sue pubblicazioni più importanti, Il progetto locale. Verso la coscienza di luogo (Bollati Boringhieri, 2010); Un’idea di libertà (DeriveApprodi, 2014); Il principio territoriale (Bollati Boringhieri, 2020).

rassegna stampa

Recensioni

  1. Roberto Tronk

    Anni di cocciuta resistenza al carcere («Il manifesto»)

    Recensione di Michele Spanò al libro di Alberto Magnaghi, “Un’idea di libertà” – da «il manifesto», 15 gennaio 2015

    Vai all’articolo

  2. Roberto Tronk

    Anni Settanta. Un decennio ancora da scoprire («Il manifesto»)

    Un saggio di Sergio Bologna a partire dal libro di Alberto Magnaghi, “Un’idea di libertà” – «il manifesto», 13 febbraio 2015

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Un’idea di libertà

    San Vittore '79 - Rebibbia '82
pagine: 
    208
anno: 
    2014
isbn: 
    9788865481042
libro 15,00

Un’idea di libertà

    San Vittore '79 - Rebibbia '82
La desertificazione come esperienza. Il carcere come conoscenza altra di sé.
libro 15,00
Prefazione di Alberto Asor Rosa
Postfazione di Rossana Rossanda

Alberto Magnaghi fu tra i fondatori di Potere operaio. Dopo lo scioglimento del gruppo, nel 1973, abbandonò la militanza politica attiva e si dedicò alla ricerca e all’insegnamento universitario divenendo direttore del Dipartimento di Scienze del Territorio della Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano. Il 21 dicembre 1979 si ritrovò inaspettatamente arrestato nel quadro dell’inchiesta giudiziaria cosiddetta «7 aprile» contro l’Autonomia operaia. Scontò così tre anni di carcerazione preventiva. E fu durante quella carcerazione che scrisse questo libro: Un’idea di libertà.
Un diario della sua esperienza quotidiana dello spazio-tempo coatto del carcere. Ma – come sottolinearono lo scrittore Antonio Porta e il critico Mario Spinella – questo testo è soprattutto un’opera di straordinaria levatura letteraria. E, proprio per questo, capace di trascendere il tempo e il contesto in cui è stata scritta. In ciò risiede la sua straordinaria attualità di critica della supposta funzione sociale di rieducazione e risocializzazione dell’istituzione carceraria. I racconti apparentemente «minimali» di Magnaghi (ad esempio, l’autocostruzione di un tavolino con lattine di birra vuote, di mensole con pacchetti di cartone della pasta o di un aliante con materiali vari di riuso) sono esemplificazioni delle strategie di resistenza che il prigioniero mette in atto contro l’annientamento psicofisico del biopotere carcerario, descritto con sintetica lucidità nelle sue funzioni di macchina che alterna ottusità brutale e violenta a raffinatezza del controllo scientifico sui corpi.
Con disegni dell’autore.

architetto urbanista, professore emerito dell’Università di Firenze, è Presidente della Società dei Territorialisti/e Onlus e autore di progetti, piani e ricerche sullo sviluppo locale autosostenibile. Fra le sue pubblicazioni più importanti, Il progetto locale. Verso la coscienza di luogo (Bollati Boringhieri, 2010); Un’idea di libertà (DeriveApprodi, 2014); Il principio territoriale (Bollati Boringhieri, 2020).

Recensioni

  1. Roberto Tronk

    Anni di cocciuta resistenza al carcere («Il manifesto»)

    Recensione di Michele Spanò al libro di Alberto Magnaghi, “Un’idea di libertà” – da «il manifesto», 15 gennaio 2015

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  2. Roberto Tronk

    Anni Settanta. Un decennio ancora da scoprire («Il manifesto»)

    Un saggio di Sergio Bologna a partire dal libro di Alberto Magnaghi, “Un’idea di libertà” – «il manifesto», 13 febbraio 2015

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pagine: 
    208
anno: 
    2014
isbn: 
    9788865481042

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