La biografia di un importante militante della Volante Rossa, un’organizzazione di ex partigiani comunisti milanesi appartenuti alle brigate garibaldine che negli immediati anni del secondo dopoguerra decisero di non deporre le armi e di continuare una vigilanza e una concreta attività antifascista quotidiana. Insediati presso la Casa del Popolo di Lambrate, e legati da solidi rapporti affettivi oltre che ideologici, i militanti della Volante Rossa furono operativi fino al 1949, anno in cui la polizia riuscì a sgominarli definitivamente. Nel 1951 il processo a loro carico si concluse con ventitrè condanne comprensive di quattro ergastoli. I condannati alle massime pene riuscirono, con il sostegno del Partito comunista, a riparare in Cecoslovacchia. A sessant’anni dai fatti narrati, la testimonianza del protagonista di questo libro è un documento di eccezionale importanza storica.
Un racconto di stupefacente linearità e chiarezza, una vicenda umana che esemplifica le contraddizioni etiche di una militanza comunista immersa nella realtà sociale e politica dei paesi del blocco socialista negli anni della Guerra Fredda. Il protagonista, successivamente graziato, risiede tuttora in Slovacchia. In Cecoslovacchia ha vissuto in presa diretta l’invasione sovietica del 1968 e il crollo del blocco socialista del 1989. La sua riabilitazione sociale con la piena riacquisizione di tutti i diritti civili è stata recentemente confermata dal Tribunale di Milano suscitando un vespaio di polemiche negli ambienti occupati a operare una «revisione» della storia della Resistenza antifascista.
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