Il grande dibattito sull’esistenza o la non esistenza della malattia mentale e sulla funzione normalizzatrice della psichiatria che ha attraversato gli anni Sessanta e Settanta oggi si è spento.
La cultura delle neuroscienze prevale, alimentando l’egemonia del modello biomedico o bio-psico-medico.
L’ambizione di questo libro non è soltanto quella di formulare una critica della psichiatria contemporanea, ma anche di indicare strade possibili perché essa possa uscire dal vicolo cieco nel quale è intrappolata. Superare l’impasse significa uscire dai limiti disciplinari della psichiatria biologica e avventurarsi nella complessità.
Occuparsi di malattia mentale significa allora rompere lo schema salute/malattia e confrontarsi con la sofferenza, quando ciò avviene all’incrocio tra l’intimo delle storie di ciascuno e i luoghi pubblici che abitiamo. Occorre così ripartire dall’ascolto e dalla clinica individuale del paziente, attraversando territori via via più complessi e sociali, fino a incontrare le contraddizioni e le sfide della comunità politica.
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