Il libro sostiene questa tesi: le due principali crisi che attanagliano l’Occidente – quella della rappresentanza politica e quella economica – sono indotte dalle nuove forme di autonomia del consumo dei soggetti sociali. Il consumo non rispetta né regole, né ordini che gli provengono dall’esterno, e genera una crisi di stabilità sociale: rifiuto dell’obbedienza alle regole, all’etica del lavoro, al «fare società».
È la potenza sociale del consumo che mette in forma quella potenza del desiderio che dà origine a una radicale domanda di libertà. Ma la politicizzazione del desiderio frantuma la società, spezzetta il conflitto, individualizza il collettivo. Al posto delle classi, del popolo, della moltitudine subentrano i gruppi, le fazioni, le bande che destrutturano l’universo sociale e le sue tradizionali categorie e si costituiscono sul territorio come soggettività antagoniste che cancellano l’utopia di un spazio come «bene comune». A unirli sono le culture di strada, le mentalità, gli stili di vita che tendono a porsi come indisponibili, non negoziabili e sembrano ormai divenuti più importanti del denaro nella determinazione delle scelte e dei comportamenti. È con queste insorgenze che la politica o, meglio, ciò che resta della politica si deve misurare.
È sulla cultura del consumo e i suoi valori, più che sulla nuda logica dei flussi e delle reti di mercato, che si dividono le moltitudini del mondo; ed è sempre sul consumo, sui suoi oggetti e sulle sue pratiche, che si scatena il conflitto sulle strade metropolitane.
Recensioni
Roberto Tronk –
Qui il pdf della recensione di Luciano Pirrotta
Solamente clienti che hanno effettuato l'accesso ed hanno acquistato questo prodotto possono lasciare una recensione.