Dopo Compagna luna (Feltrinelli, 1998) e La sirena delle cinque (Jacabook, 2003), questo terzo lavoro narrativo di Barbara Balzerani è un libro denso e intenso che fa economia di parole, per esprimere in poche pagine il dolore di alcune scelte che hanno trasformato una vita, molte vite, la vita stessa di un paese. Un dolore in bilico tra fatti pubblici e sentimenti privati, che si nutre della carcerazione speciale della sua protagonista, cresce nel formarsi di una comunità «politica» delle detenute e che si distingue da quello delle recluse comuni.
Per proseguire poi nei primi passi incerti, nelle prime parole balbettate, nei primi sguardi allucinati di una libertà costantemente vigilata e ricattata. Una narrazione che accende improvvisi fasci di luce su eventi esistenziali anche minimali trasformandoli poi, come d’incanto, in secche metafore di una consapevolezza di gravi errori e grandi sconfitte, mai disgiunta però da una ferma, orgogliosa rivendicazione di un’etica della dignità.
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