Per un’emancipazione oltre il lavoro, oltre lo Stato: agli albori delle derive populiste

La crisi della sinistra politica, sia parlamentare che extraparlamentare, si sta man mano risolvendo in una prospettiva di catastrofe.

Le sue due varianti – quella socialista e quella socialdemocratica – hanno avuto la pretesa, nel corso del Novecento, di incarnare i valori universali della democrazia e del lavoro, valori che avrebbero fatto progredire radiosamente l’umanità tutta.

Le cose sono andate clamorosamente in altro modo e viene quindi da chiedersi: chi sino a oggi si è ritenuto di sinistra non dovrebbe abbandonare definitivamente alcune sue premesse?

Di questo si occupa il presente scritto, che cerca di decostruire il mito dell’emancipazione attraverso il lavoro, insieme al ruolo di garanzia sociale dello Stato. Allo stesso tempo questo testo mette in discussione la concezione della democrazia come orizzonte chiuso, che finisce per non assicurare neppure l’eguaglianza al proprio interno e trasformarsi in una deriva populistica e razzista.

La crisi della rappresentanza sta tutta qui e oggi la si tocca con mano. Occorre perciò tornare a riflettere su schemi alternativi che hanno guidato la modernità e le sue contraddizioni.

Perché è tempo di dichiarare l’estinzione della sinistra e procedere oltre, per dare voce alla composizione precaria e meticcia del proletariato odierno e a chi non ha titoli al presente.

autor*

ha insegnato Storia della filosofia all'Università di Urbino fino al 2009. Ha collaborato a «Luogo comune» e «Alfabeta». Attualmente è redattore di «Common» e «Global Project». Fa corsi per la Lum, presso il centro sociale romano Esc Atelier. Fra le pubblicazioni Sociologia e classi sociali (Einaudi, 1967), Gli inganni di Sarastro (Einaudi, 1980), Winterreise (Dedalo, 1984), Completa beatitudo (L'orecchio di Van Gogh 2000), Del comune (manifestolibri 2003). 

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Per farla finita con l’idea di sinistra

pagine: 
    128
anno: 
    2009
isbn: 
    9788889969847
libro 12,00

Per farla finita con l’idea di sinistra

Per un’emancipazione oltre il lavoro, oltre lo Stato: agli albori delle derive populiste
libro 12,00

La crisi della sinistra politica, sia parlamentare che extraparlamentare, si sta man mano risolvendo in una prospettiva di catastrofe.

Le sue due varianti – quella socialista e quella socialdemocratica – hanno avuto la pretesa, nel corso del Novecento, di incarnare i valori universali della democrazia e del lavoro, valori che avrebbero fatto progredire radiosamente l’umanità tutta.

Le cose sono andate clamorosamente in altro modo e viene quindi da chiedersi: chi sino a oggi si è ritenuto di sinistra non dovrebbe abbandonare definitivamente alcune sue premesse?

Di questo si occupa il presente scritto, che cerca di decostruire il mito dell’emancipazione attraverso il lavoro, insieme al ruolo di garanzia sociale dello Stato. Allo stesso tempo questo testo mette in discussione la concezione della democrazia come orizzonte chiuso, che finisce per non assicurare neppure l’eguaglianza al proprio interno e trasformarsi in una deriva populistica e razzista.

La crisi della rappresentanza sta tutta qui e oggi la si tocca con mano. Occorre perciò tornare a riflettere su schemi alternativi che hanno guidato la modernità e le sue contraddizioni.

Perché è tempo di dichiarare l’estinzione della sinistra e procedere oltre, per dare voce alla composizione precaria e meticcia del proletariato odierno e a chi non ha titoli al presente.

ha insegnato Storia della filosofia all'Università di Urbino fino al 2009. Ha collaborato a «Luogo comune» e «Alfabeta». Attualmente è redattore di «Common» e «Global Project». Fa corsi per la Lum, presso il centro sociale romano Esc Atelier. Fra le pubblicazioni Sociologia e classi sociali (Einaudi, 1967), Gli inganni di Sarastro (Einaudi, 1980), Winterreise (Dedalo, 1984), Completa beatitudo (L'orecchio di Van Gogh 2000), Del comune (manifestolibri 2003). 

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    128
anno: 
    2009
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    9788889969847

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