L’ultimo sparo, romanzo largamente autobiografico di Cesare Battisti, è la storia di un gruppo di militanti rivoluzionari dei cosiddetti «anni di piombo»; è la metafora del destino di un pezzo di generazione inghiottita dal fuoco della lotta armata. La deriva ineluttabile verso uno scontro campale che nessuno si sente di affrontare, e a cui nessuno, contraddittoriamente, è disposto a sottrarsi. Una guerra perduta in partenza, ma che alla fine si ritiene valga la pena di essere combattuta.
Una narrazione scarna, aspra e tagliente, priva di retorica e di ideologismi giustificatori, giocata su un ritmo incalzante e avvincente. Una spirale di gesti disperati e risolti in tragedia che riesce a spiegare, molto più di tanti saggi, le ragioni di scelte esistenziali, culturali e politiche tanto radicali da comportare l’accettazione della morte data e subita.
Un romanzo utile per comprendere le ragioni per cui la suggestione della lotta armata riuscì a conquistare tanti adolescenti e per addentrarsi nelle cause e le modalità della lacerazione sociale più grave e amara vissuta nella storia recente del nostro paese.
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