«Un desiderio che pensa, e un pensiero che desidera, questo è l’uomo». La frase di Aristotele (e non del francese Gilles Deleuze come qualcuno potrebbe credere) sintetizza bene il porgramma di una antropologia materialistica. A determinare non tanto i pensieri del desiderio e i desideri del pensiero, quanto la stessa giuntura tra desiderio e pensiero, provvedono alcune fondamentali categorie logiche. Per esempio: la negazione, la modalità del possibile, al congiunzione e la disgiunzione, i paradossi parte/tutto, il regresso all’infinito. Propriamente umano è l’animale capace di apporre il «non» dinanzi a qualsivoglia contenuto semantico, dicendo le cose come non stanno. Propriamente umano è l’animale che, utilizzando l’espressione «è possibile che», dà prova di una certezza di orientamento ambientale e, insieme, della destrezza nel porvi rimedio elaborando comportamenti non prefissati. La logica (assai più della psicologia) sembra la via di accesso privilegiata a una scienza dell’uomo che, restando in sintonia con la teoria dell’evoluzione, sia però in grado di rendere ragione del funzionamento delle istituzioni politiche o del significato dei riti religiosi.
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