Prefazione di Aldo Nove
Un giovane regista, un professore universitario, un libraio e una giornalista si ritrovano durante un week-end in montagna a discutere sulla possibilità di realizzare una sceneggiatura cinematografica sulla vicenda di Giangiacomo Feltrinelli, l’editore dell’omonima casa editrice morto a causa di un’esplosione che nelle sue intenzioni doveva abbattere un traliccio dell’alta tensione a Segrate, alle porte di Milano.
La storia di quel dramma si dipana attraverso l’utilizzo di vari registri narrativi (il freddo linguaggio scientifico del verbale dell’autopsia sul cadavere; le cronache giornalistiche ridondanti di luoghi comuni; il racconto orale di ciascun componente del quartetto di «sceneggiatori» che aveva avuto modo di conoscere a fondo il protagonista del romanzo).
Attraverso un virtuoso metodo di montaggio di questi diversi registri, Balestrini riesce a collocare l’evento della morte di Feltrinelli nel contesto incandescente delle lotte sociali degli anni successivi al ’68, conferendo una giusta dignità a un personaggio per lungo tempo denigrato e ridotto al rango di un romantico sognatore di una speranza rivoluzionaria velleitaria e pericolosa per i destini della democrazia.
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