«La natura non è un luogo fisico in cui recarsi, non è un tesoro da custodire o conservare in banca, non è un’essenza da proteggere. La natura non è un testo da decifrarsi in base ai codici della matematica o della biomedicina. Non è l’alterità che offre origine, materie prime e servizi. Né madre né curatrice, né schiava né matrice, la natura non è risorsa o mezzo per la riproduzione dell’uomo. La natura è, strettamente, un luogo comune». Così esordisce Donna Haraway, tra le principali esponenti del pensiero ecologico e femminista contemporaneo, in questo pamphlet illuminante sulla nostra condizione di umani, specie devastatrice che ancora non ha imparato a convivere con il resto del vivente senza danneggiarlo. Perché ciò che sembriamo dare per scontato – l’idea o l’esistenza di una natura – in realtà non lo è affatto. La natura è in tutto e per tutto un artificio umano: l’idea attraverso la quale gli umani pensano loro stessi e l’insieme delle relazioni con ciò che esiste. Fare una critica di questo artificio significa immaginare che altri artifici sono possibili, a partire dai quali entità biologiche e tecnologiche in continua trasformazione troveranno uno spazio di coesistenza su questo pianeta.
Recensioni
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Qui la recensione di Sofia Govoni
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Qui la recensione di Mariano Croce.
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Qui la recensione di Cristina Morini.
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Qui la recensione del volume di Donna Haraway.
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Qui la recensione di Fabio Malagnini.
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Qui un estratto del volume di Donna Haraway.
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Qui la recensione di Roberto Paura.
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Qui la segnalazione di Laura Pezzino.
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Qui la recensione di Isabella Pinto.
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Qui e qui la recensione di Benedetto Vecchi.
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Qui la recensione di Federica Timeto.
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