Germania. L’autunno 1977 segna per la formazione combattente Rote Armee Fraktion l’inizio della fine. A Colonia un commando sequestra Hanns-Martin Schleyer, presidente della Confindustria tedesca, e annienta la sua scorta. La condizione per il rilascio dell’ostaggio è la liberazione dal supercarcere di Stammheim di Baader, Ensslin e Raspe, membri del nucleo fondatore della RAF.
A supporto di questa azione un gruppo armato palestinese si impossessa di un aereo passeggeri della Lufthansa. Dopo estenuanti trattative il dirottamento si conclude a Mogadiscio con il blitz dei reparti speciali della polizia tedesca. La notte seguente i prigionieri di Stammheim si tolgono la vita. Schleyer viene ucciso con due colpi di pistola alla nuca.
Peter-Jürgen Boock, ex militante della RAF, fu protagonista di quegli eventi. A venticinque anni di distanza, dopo aver scontato una lunga pena, ha deciso di raccontarli. Giorni e notti carichi di incertezza e tensione. La consapevolezza di aver imboccato una strada senza ritorno. Ma il ritratto più intenso che emerge dalla tragedia è quello di Schleyer, l’odiato ostaggio. Un uomo simbolo dei crimini di una generazione di «padri» artefici del nazismo che si rivela abile nell’interagire culturalmente e umanamente con i suoi carcerieri riuscendo a coinvolgerli in un intrico di emozioni.
Sul serrato filo dei ricordi delle discussioni tra l’ostaggio e i suoi carcerieri, Boock ricostruisce l’incalzare degli eventi che per 43 giorni si snodano tra l’Europa e il Medio Oriente prima di concludersi in un epilogo di morte e di sconfitta.
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