«La cosa più importante è la più nascosta. Da vent’anni a questa parte niente è stato sommerso da tante bugie imposte quanto la storia del maggio 1968. Tuttavia sono state tratte lezioni utili da alcuni studi privi di mistificazioni su quelle giornate e sulle loro origini, ma questo è un segreto di Stato» (Guy Debord, 1988).
L’agonia e i suoi sarti è la «seconda parte» del famoso manuale-cult dell’underground italiano …ma l’amor mio non muore, pubblicato per la prima volta nel 1971. Attraverso una lunga sequenza di tesi, e riportando materiali, articoli di giornale e fotografie, Gianni-Emilio Simonetti ritorna sul ’68 dopo più di vent’anni, per contrastare l’opinione diffusa (anche presso gli stessi suoi protagonisti) secondo cui quell’anno inaugurò un’epoca. In realtà, per Simonetti, il 1968, invece, non fece che ratificare la fine delle illusioni sul politico, e proprio quella mistificazione fece passare in secondo piano l’aspetto funzionale agli interessi del nuovo mercato globale contenuto nell’ideologia dei nuovi costumi che, attraverso questa breccia, s’imposero dappertutto, abbattendo gli ultimi ostacoli etici alla realizzazione dell’individuo come consumatore assoluto.
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