Una straordinaria inchiesta sulle trasformazioni del lavoro operaio negli ultimi quarant’anni.

Questo libro ripercorre le vicende degli occupati delle fabbriche dell’elettrodomestico sorte nel secondo dopoguerra nell’area veneto-friulana. Protagonisti di questa storia sono operai, tecnici ed ex dirigenti appartenenti alle due generazioni di lavoratori che si sono succedute tra Zoppas e Zanussi fino all’assorbimento nella multinazionale svedese Electrolux.

Sullo sfondo delle profonde ristrutturazioni industriali, si ripercorre l’evoluzione del mondo del lavoro in un’area che è una delle più rilevanti concentrazioni operaie del Nord. In un paio di decenni, infatti, oltre 10.000 ex contadini fanno esperienza del lavoro ossessionante alle catene di montaggio, fino all’«autunno caldo» del ’69 che modifica radicalmente il nuovo ordine del neocapitalismo che si era affermato nelle fabbriche del «sior» Zoppas.

Gli anni Settanta mostrano la crisi produttiva ed economica, le manifestazioni di autonomia operaia e le fratture tra le maestranze e la dirigenza che finiscono con il travolgere la grande impresa.

Si assiste poi, alla metà degli anni Ottanta, al definitivo smembramento della comunità operaia protagonista del ciclo di lotte dei decenni precedenti. La nuova proprietà modifica la composizione della forza-lavoro occupata con l’assunzione di giovani operai in possesso di livelli di istruzione superiori. Nella fabbrica diventata multinazionale, e allineata a una produzione just in time, una rinnovata organizzazione tayloristica mette a profitto le innovazioni dell’informatica per governare la parcellizzazione esasperata dei lavori, sviluppando l’impiego elastico della forza-lavoro.

Per i giovani e per i lavoratori migranti, protagonisti delle assunzioni più recenti, la fabbrica diventa così una «prigione a ore» nella quale per necessità ci si sottomette a un lavoro svuotato di valore e significati. La fabbrica multinazionale estende i suoi confini oltre le mura dello stabilimento, delineando i contorni di una società autoritaria impregnata di una cultura corporativa che i vertici aziendali propagano come indispensabile per affrontare l’anarchia dei mercati globali e salvarsi dalle delocalizzazioni.

autor*

vive e lavora a Treviso. Collabora con il Dipartimento di Filosofia, Sociologia, Pedagogia e Psicologia applicata dell’Università di Padova e con altri enti di ricerca. È autore di pubblicazioni sugli stessi argomenti in testi e riviste del settore, tra cui Lavoratori marittimi (Venezia 2002), La contrattazione decentrata nella provincia di Venezia (Venezia 2005), Navigando a vista (Milano 2013).

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La fabbrica rovesciata

    Comunità e classi nel circuito dell’elettrodomestico
pagine: 
    600
anno: 
    2015
isbn: 
    9788865481349
libro 50,00

La fabbrica rovesciata

    Comunità e classi nel circuito dell’elettrodomestico
Una straordinaria inchiesta sulle trasformazioni del lavoro operaio negli ultimi quarant’anni.
libro 50,00

Questo libro ripercorre le vicende degli occupati delle fabbriche dell’elettrodomestico sorte nel secondo dopoguerra nell’area veneto-friulana. Protagonisti di questa storia sono operai, tecnici ed ex dirigenti appartenenti alle due generazioni di lavoratori che si sono succedute tra Zoppas e Zanussi fino all’assorbimento nella multinazionale svedese Electrolux.

Sullo sfondo delle profonde ristrutturazioni industriali, si ripercorre l’evoluzione del mondo del lavoro in un’area che è una delle più rilevanti concentrazioni operaie del Nord. In un paio di decenni, infatti, oltre 10.000 ex contadini fanno esperienza del lavoro ossessionante alle catene di montaggio, fino all’«autunno caldo» del ’69 che modifica radicalmente il nuovo ordine del neocapitalismo che si era affermato nelle fabbriche del «sior» Zoppas.

Gli anni Settanta mostrano la crisi produttiva ed economica, le manifestazioni di autonomia operaia e le fratture tra le maestranze e la dirigenza che finiscono con il travolgere la grande impresa.

Si assiste poi, alla metà degli anni Ottanta, al definitivo smembramento della comunità operaia protagonista del ciclo di lotte dei decenni precedenti. La nuova proprietà modifica la composizione della forza-lavoro occupata con l’assunzione di giovani operai in possesso di livelli di istruzione superiori. Nella fabbrica diventata multinazionale, e allineata a una produzione just in time, una rinnovata organizzazione tayloristica mette a profitto le innovazioni dell’informatica per governare la parcellizzazione esasperata dei lavori, sviluppando l’impiego elastico della forza-lavoro.

Per i giovani e per i lavoratori migranti, protagonisti delle assunzioni più recenti, la fabbrica diventa così una «prigione a ore» nella quale per necessità ci si sottomette a un lavoro svuotato di valore e significati. La fabbrica multinazionale estende i suoi confini oltre le mura dello stabilimento, delineando i contorni di una società autoritaria impregnata di una cultura corporativa che i vertici aziendali propagano come indispensabile per affrontare l’anarchia dei mercati globali e salvarsi dalle delocalizzazioni.

vive e lavora a Treviso. Collabora con il Dipartimento di Filosofia, Sociologia, Pedagogia e Psicologia applicata dell’Università di Padova e con altri enti di ricerca. È autore di pubblicazioni sugli stessi argomenti in testi e riviste del settore, tra cui Lavoratori marittimi (Venezia 2002), La contrattazione decentrata nella provincia di Venezia (Venezia 2005), Navigando a vista (Milano 2013).

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pagine: 
    600
anno: 
    2015
isbn: 
    9788865481349

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