La filosofia non esaurisce il discorso di Marx, ma nulla della sua impresa teorica si potrebbe comprendere senza rintracciarne i presupposti filosofici.
Si tratta di partire da qui – dalla sua buona educazione hegeliana – per poi seguire il dipanarsi dei principali nodi filosofici nelle teorie di interpreti e continuatori.
Sempre che non si assuma che di Marx non valga più la pena di occuparsi.
Che egli sia ormai un «cane morto», oltre che, naturalmente, il capostipite di una tradizione maledetta, responsabile di rivoluzioni sanguinose e vane e di alcuni tra i più feroci totalitarismi del Novecento.
Eppure di Marx, a duecento anni dalla nascita, non ci si libera facilmente.
È più probabile che, accantonando per un momento la polemica immediata, si debba riconoscere che siamo tutti suoi figli.
Che tutti parliamo ancora una lingua da lui plasmata. Che pensiamo, forse senza saperlo, con idee formatesi lungo il suo percorso intellettuale.
È probabile che ci si debba finalmente rassegnare al fatto che «non possiamo non dirci marxisti».
Recensioni
Roberto Tronk –
Qui la recensione di Roberto Fineschi.
Roberto Tronk –
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Qui la recensione di Filippo Orlando.
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