«Se non avessimo il Sud non avremmo preoccupazioni». Anche all’interno della classe operaia, negli anni Settanta, l’idea di un Mezzogiorno come «problema» era molto diffusa. La visione di un Sud «arretrato», in realtà, è sempre stata una mistificazione a uso e consumo delle classi dominanti contro la quale si è scagliata la rivolta delle soggettività autonome che si sono affacciate sul campo di battaglia della politica lungo tutto quel decennio. Le lotte sociali, fuori dalle grandi città, si sono sviluppate in quegli anni nei piccoli centri arroccati sull’Appennino, lungo le coste, nelle campagne teatro di scontri che prendevano il testimone da quei conflitti divampati in tutto il Meridione a partire dalla fine della seconda guerra mondiale, attraverso i quali il proletariato meridionale aveva conosciuto idee e linguaggi della politica, insieme alla violenza dello Stato repubblicano. Questo volume chiude la trilogia dedicata alle esperienze di autonomia nel Meridione e lancia una sfida alla ricerca futura che a partire da queste testimonianze può provare ad approfondire temi e problemi di una stagione politica intensa, tutt’altro che un pallido riflesso di quanto accadeva nel Nord del Paese e che si è diffusa in maniera capillare nelle terre di Calabria, Puglia, Basilicata, in Sicilia. Esperienze, lotte e idee raccolte per la prima volta in un volume attraverso la pluralità delle voci dei protagonisti di quelle vicende.
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Ufficio Stampa –
Qui una recensione pubblicata su «Piani di salvezza»
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