Dalla prefazione di Erri De Luca:
«Salvatore Ricciardi è il narratore di una esperienza sola, come possono esserlo i superstiti. Tornano sul tempo e sul posto come i profughi di oggi tornano a Lampedusa per affacciarsi sul loro naufragio. Quello che Salvatore Ricciardi vive ora, da liberato, ha il contrappunto con la sua vita in cella. Ecco che sta su un treno e si accorge che i finestrini non si possono aprire, mentre nei treni di una volta ci si poteva sporgere per farsi strapazzare dalla velocità. La stessa sensazione, scrive, di quando riusciva a infilare la testa nello spioncino lasciato aperto della porta blindata: poteva così guardare il corridoio […]. Il prigioniero – scrive il poeta russo Brodskij che lo è stato – si trova intorno una mancanza di spazio e un’abbondanza di tempo. Ma non è il tempo che ha conosciuto fuori, è fatto di altra sostanza che, invece di scorrere, ristagna. Allora il prigioniero si mette a misurare i palmi del suo spazio, contare e ricontare mattonelle, fissare macchie sopra il soffitto e il muro, per bisogno d’ipnosi. Qui si narra della pazienza allo stato puro, parola e virtù edificata sopra il verbo patire. Come un mal di denti torna nelle pagine di questo libro la domanda: a che serve? Con tutta l’esperienza accumulata e con l’addestramento che trasmette, la risposta non si solleva dal grado zero sul livello del niente».
Recensioni
Roberto Tronk –
Su «Carmilla» la recensione di Sandro Moiso al libro di Salvatore Ricciardi, “Cos’è il carcere” – 6 febbraio 2015
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Roberto Tronk –
Recensione di Antonio Iannello al libro di Salvatore Ricciardi, “Cos’è il carcere” – da «Il lavoro culturale», 19 marzo 2015
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Roberto Tronk –
Sull’«Hufftington Post», edizione italiana, una recensione di Gianluca Capazzolo a “Cos’è il carcere”, di Salvatore Ricciardi – 3 giugno 2015
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