Il mondo contemporaneo si caratterizza per l’aumento esponenziale dello sfruttamento: il lavoro è progressivamente sottopagato fino a diventare gratuito. Allo stesso tempo, oggi produrre significa sempre più parlare.
Dai rider in bicicletta fino agli operatori di borsa le nuove forme di produzione richiedono l’attivazione completa della nostra capacità di agire e pensare con le parole. Solo parlando con gli altri (e con se stessi) è possibile trovare strategie per convincere un cliente, scommettere contro il debito di uno Stato nazionale o individuare il percorso più veloce per consegnare una cena giapponese.
Mazzeo propone di chiamare «capitalismo linguistico» la coppia formata da sfruttamento estremo e lavoro basato sulle capacità verbali degli esseri umani. Il suo testo ricostruisce il modo nel quale il capitalismo impiega le facoltà tipiche della specie provando a tracciarne quella che una volta si sarebbe chiamata la sua «storia naturale». Solo distinguendo il linguaggio dall’asservimento comunicativo, l’infanzia cronica dal comportamento puerile, la capacità umana di modificare gli habitat dalla distruzione ecologica sarà possibile dare una nuova chance ai sapiens e alle altre forme di vita.
Recensioni
Roberto Tronk –
Qui la recensione di Paolo Virno.
Roberto Tronk –
Qui la recensione di Fabio Malagnini
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